La patente a punti per le imprese edili: opportunità o problema?

La patente a punti per le imprese edili: opportunità o problema?

A partire dal prossimo ottobre, le imprese del settore costruzioni dovranno dotarsi di una patente a punti, che attesterà il loro grado di rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro, di regolarità contributiva e fiscale, e di qualità dei servizi offerti. La patente a punti avrà una validità di due anni e potrà essere revocata in caso di gravi violazioni o irregolarità. Lo scopo della patente a punti è di incentivare le imprese a migliorare il loro comportamento e a premiare quelle più meritevoli, favorendo la concorrenza leale e la trasparenza nel mercato.

Tuttavia, la patente a punti non è vista di buon occhio da tutti gli attori coinvolti nel settore edile. Le associazioni datoriali, come Confartigianato e CNA, ritengono che la patente a punti penalizzerà le micro e piccole imprese, che già soffrono di una forte crisi economica e di una eccessiva burocrazia. Secondo queste associazioni, la patente a punti non tiene conto delle specificità e delle difficoltà delle imprese di minori dimensioni, che spesso non riescono a essere in regola con tutti gli adempimenti richiesti, non per volontà di evadere o di eludere le norme, ma per mancanza di risorse e di tempo. Inoltre, le associazioni datoriali sostengono che la patente a punti non garantisce una maggiore sicurezza sul lavoro, ma si basa solo su criteri formali e documentali, che non riflettono la reale situazione delle imprese e dei lavoratori.

Anche i sindacati dei lavoratori esprimono delle perplessità sulla patente a punti. Essi ritengono che la patente a punti sia una misura insufficiente e inefficace per contrastare il fenomeno degli infortuni e delle morti sul lavoro, che ancora oggi affligge il settore edile. I sindacati denunciano il fatto che la patente a punti attribuisce un valore di 20 punti alla vita umana, che può essere sottratto in caso di incidente mortale. Questo, secondo i sindacati, è un modo per svalutare la dignità e i diritti dei lavoratori, che meritano una tutela più adeguata e una prevenzione più efficace. I sindacati chiedono quindi che la patente a punti sia integrata da altre misure, come il potenziamento dei controlli, la formazione, la partecipazione, e la responsabilizzazione delle imprese e dei lavoratori.

Infine, la patente a punti solleva anche delle questioni di ordine etico e sociale. Alcuni si chiedono infatti se sia giusto e opportuno collegare la sicurezza sul lavoro a degli aspetti prettamente amministrativi, come il DURC (documento unico di regolarità contributiva) e il DURF (documento unico di regolarità fiscale). Questi documenti attestano il versamento dei contributi previdenziali e fiscali da parte delle imprese, ma non hanno nulla a che vedere con la qualità e la sicurezza delle opere realizzate. Alcuni temono che la patente a punti possa creare delle distorsioni e delle ingiustizie nel settore edile, favorendo le imprese più grandi e più ricche, a scapito delle imprese più piccole e più povere, che potrebbero essere escluse dal mercato o costrette a operare in nero. Questo potrebbe avere delle conseguenze negative non solo per le imprese stesse, ma anche per i lavoratori, per i consumatori, e per la collettività.

In conclusione, la patente a punti per le imprese edili è una misura che ha suscitato molte polemiche e molti dubbi. Da un lato, essa si propone di migliorare il settore edile, introducendo dei criteri di valutazione e di premiazione delle imprese, basati sul rispetto delle norme e sulla qualità dei servizi. Dall’altro lato, essa rischia di penalizzare le micro e piccole imprese, che già affrontano delle difficoltà economiche e burocratiche, e di non garantire una reale sicurezza sul lavoro, che dipende da molti altri fattori. La patente a punti, quindi, non può essere considerata né un’opportunità né un problema, ma piuttosto un’occasione di riflessione e di confronto tra tutti gli attori coinvolti nel settore edile, per trovare delle soluzioni condivise e sostenibili.

Dott. S. Piscitello 

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